lunedì 16 novembre 2015

Due sessualità


    Nella mia lontana prima giovinezza, a undici o dodici anni. Ero in treno con due cugine, loro già adulte. Un viaggio breve, tra due stazioni, ma scomodo. Stavamo in piedi sulla piattaforma davanti alla porta, stretti stretti; se fosse stato necessario soffiarsi il naso sarebbe stato un problema far risalire una mano. Dalle cugine ero staccato di alcuni metri, cioè tante persone. Con la schiena appoggiata alla parete, in certi scossoni il mio naso andava a strusciare contro la catena dell’orologio da taschino dell’uomo che mi stava davanti. A un tratto mi sono sentito frugare come mi volessero derubare.
    Non le vedevo ma erano sicuramente le mani del possessore della catena. Ho detto, con il viso rivolto in alto: «Qui ci sono io». Qualche minuto dopo il fatto si è ripetuto. Sono riuscito ad afferrare la mano che armeggiava, ma non a trattenerla. Ero in preda a rabbia e paura al tempo stesso ma per fortuna si incominciò a sentire lo stridore dei freni, il treno stava fermandosi. Scendemmo.
    Raccontai subito alle cugine la cosa, per me inspiegabile, che mi era successa. «Proprio non lo sai?» No, non lo sapevo; fu in quella occasione che imparai l'esistenza di uomini che provano attrazione verso persone dello stesso sesso.

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