Girolamo ha sessantacinque anni. È
piccolo, segaligno, fortemente miope. Vive solo in un alloggetto di
camera e cucina al terzo piano di una casa senza ascensore che ha
cinque piani e quattro apppartamenti per piano. Gente modesta, in
genere operai ma anche alcuni impiegati. Si mantiene con una piccola
pensione che gli viene corrisposta per la sua passata attività in
una fabbrica di dolci. Vedovo da dieci anni, ha sempre cercato di
ravvivare la solitudine guardandosi attorno, praticamente
partecipando alla vita della casa. Era andato ad abitare lì quando
si era sposato, come prima tappa per passare poi in un alloggio più
grande appena fosse nato un bimbo. Ma il figlio non è venuto e lui
si trova ad essere uno dei più vecchi inquilini. Conosce quindi
tutti molto bene e di tanti sa anche cose riservate. Ma è talmente
addentro alla vita della comunità da desiderare di accrescere sempre
più le sue conoscenze dei vari nuclei. In genere ci riesce perché a
questo fine ha plasmato il suo comportamento di inquilino. Non appena
sente qualcuno che fa le scale è pronto ad uscire con un pretesto
per vedere chi è. Nella sua porta ha un pomello d’ottone che lui
ha già lucidato migliaia di volte, appunto per avere vista libera.
Ai proprietari di alloggi che abitano
altrove Girolamo offre i propri servigi: per andare alla posta a
pagare bollette, riscuotere affitti, fare un acquisto in un negozio.
Sono tutte occasioni per tenere i contatti con gli inquilini, e
mantenersi aggiornato sulle novità. A taluni offre altri favori: per
esempio scende a prendere le posta o il giornale nel casellario e
glieli porta su. Tra una commissione e l’altra si ferma a parlare,
chiede notizie dell’uno e dell’altro, riferisce ciò che ha
sentito dire, aggiunge qualcosa di suo per godersi lo spettacolo
delle facce meravigliate. Càpita così che qualche inquilino, causa
sua, possa venire in discussione con qualche altro, ma lui è subito
pronto ad intervenire per fare correzioni e ristabilire la pace.
Quando il condominio deve prendere delle decisioni comuni di una
certa importanza Girolamo va a dire le sua di alloggio in alloggio,
fa propaganda e comizi come se si dovessero tenere elezioni. In
queste fasi di grande attività si sente importante. Guarda chi sale
e chi scende con occhietti che si vedono piccolissimi dietro le lenti
spesse, ma che si intuiscono gioiosi.
Se qualcuno si oppone alla sua
invadenza rifiutando i suoi servizi, lui non se ne offende, aggira
l’ostacolo, torna alla carica sotto un’altra forma. Per coloro
che si dimostrano decisamente ostili Girolamo usa diversa tattica:
aspetta al varco i loro bambini e offre caramelle. I piccoli,
ammaestrati dai genitori, le rifiutano, ma lui insiste, gliele
scarta, gliele mette in bocca. Fra i casigliani si diffonde la voce
che le caramelle di Girolamo sono stregate: c’è chi fa le scale di
corsa per non incontrarlo; altri si affidano ciecamente a lui per non
averlo come avversario. E Girolamo entra nelle loro case, parla,
ascolta, esce, va in un altro alloggio a riferire quello che ha
appena sentito, aggiunge qualcosa di suo, pensa che domani qualcuno
litigherà e lui dovrà intervenire. Si sente un personaggio
importante, ha la casa in pugno ed è felice.