lunedì 23 maggio 2011

Chicco dei santi


Su una strada di un paese di montagna, di mattina, sia con sole che con pioggia, è facile imbattersi in un vecchio che cammina, un po’ zoppicante col bastone, tenendo nella mano sinistra una piccola immagine religiosa, un santino. È Chicco dei Santi. Ha ottanta anni e per tutta la vita di mattina è partito da casa, è andato nella chiesa parrocchiale a farsi dare un santino. In gioventù, per lui, questo era un fatto praticamente giornaliero, poi, con l’avanzare dell’età , ha incominciato a diradarlo perché gli acciacchi riescono a trattenerlo, in genere ci va una volta per settimana. Sin dai tempi lontani, uno dei suoi congiunti, di tanto in tanto, gli prendeva dal comodino una mazzetta di immagini e le andava a riconsegnare al sagrestano, perché il parroco non poteva indebitarsi per lui. Lui, d’altra parte, nemmeno se ne accorgeva.

Chicco è un povero mentecatto che prova per l’immagine sacra gran venerazione, ma non deve essere sempre la stessa, deve rinnovarsi in continuazione perché, secondo lui, solo così il bene che promana continua ad essere acquisito Una domenica mattina, nel 1944, quando aveva dodici anni, -- era un ragazzino dal volto sempre sorridente e lo sguardo da ebete – mentre tornava con sua madre dalla chiesa tenendo in mano il suo prezioso dono, era stato coinvolto in una azione di guerra. La strada era ostruita da alcuni camion carichi di soldati tedeschi. Loro due stavano aspettando di poter passare quando si presentò in cielo, a bassa quota, un aeroplano che fece una lunga mitragliata. Vennero uccisi tre soldati e la madre di Chicco. Lui rimase come paralizzato, l’espressione istupidita e la mano serrata al petto con le dita strette sul santino. Di quel pezzetto di carta non se ne voleva più privare. Tenne proprio quello per alcuni mesi, poi riprese la vecchia abitudine, il ricambio giornaliero.

La sua vita è trascorsa sui campi, a lavorare la terra coi fratelli , tre, che si sono sposati e hanno avuto figli; e lui, convivente sempre taciturno, solo, apparentemente felice, con quel sorriso da ebete, con quei santini che ancora di tanto in tanto riesce ad andare a farsi dare dal parroco, che è già il terzo che lo ha conosciuto e che si è adeguato a quella stramba manifestazione religiosa.