Madre e figlia Verzuaro hanno vent’anni di differenza ma paiono
sorelle, entrambe sulla settantina; presumibilmente la prima ha
ottant’anni e la seconda sessanta. Non si capisce mai quale sia la
madre e quale la figlia. Vivono da una quarantina d’anni in un
grande alloggio al primo piano, di loro proprietà. Hanno altri beni:
cinque appartamenti nello stesso elegante palazzo in zona centrale
e un podere in un paese della stessa provincia. Fanno vita ritirata.
Con le loro rendite potrebbero trascorrere lunghi periodi in riviera
o viaggiare. Ma non si muovono mai di casa. Vanno di rado anche al
podere, perché è scomodo prendere la corriera, e poi si dovrebbe
mangiar fuori e il viaggio sarebbe anche costoso. Fanno venire il
contadino affittuario e lo trattengono a lungo per farsi raccontare
dettagliatamente che lavori fa, cosa coltiva: vogliono accertarsi
bene che la loro proprietà non abbia a deperire.
Se alle Verzuaro capita qualche volta di parlare con un coinquilino
lungo le scale, portano il discorso sul costo della vita, che è
sempre in aumento. Recentemente hanno sentito dire che alla prossima
assemblea condominiale c’è chi vuole proporre l’imbiancatura
delle scale. Per carità: si andrebbe incontro a una spesa enorme e
le scale non ne hanno affatto bisogno. Quando sentono suonare il
campanello, una va ad aprire e l’altra sta ritirata in una stanza.
Può essere un inquilino che porta l’affitto e può darsi che
chieda il rimborso di una riparazione di un rubinetto o un contributo
per qualche altra spesa, e in questo caso bisogna che quella che
riceve l’ospite possa riservarsi di parlarne alla congiunta. È la
prima mossa per non sborsare denaro. La prossima volta andrà ad
aprire l’altra e dirà che è sola in casa e che la congiunta si è
dimenticata di accennarle alla pendenza.
La giornata delle Verzuaro incomincia presto, non appena c’è un
filo di luce. Fanno le pulizie, con cura, camera per camera, tappeto
per tappeto, con tanti piccoli colpetti di mano, leggeri, per non
rovinare il tessuti: i tappeti sono delicati. A mezzogiorno si
preparano da mangiare, un po’ di minestrina con due dadi, un angolo
di gorgonzola, due foglie d’insalata e un crostino di pane. Quando
finiscono il gorgonzola danno un colpo di telefono al salumiere, che
è all’angolo, e se lo fanno portar su dal garzone. Un colpo solo
davvero: si sono accordate che, fatto il numero, lasciano che il
telefono del negozio dia un solo squillo, e chiudono. Questo, hanno
spiegato al salumiere, per non fargli perdere tempo a parlare; ma in
realtà è per risparmiare una telefonata, dato che il loro
contratto è a contatore.
Il pomeriggio, dopo aver finito di pulire tutte le stanze, lo
trascorrono in cucina a rileggere vecchie collezioni di riviste, tra
cui anche la Domenica del Corriere, rilegate più di quarant’anni
prima dal loro marito-padre. A sera mangiano un boccone in cucina,
poi si trasferiscono in sala e si siedono vicino alla finestra a
godersi la luce dell’insegna rossa del negozio di elettrodomestici
che è sotto di loro. La luce entra con grande dovizia, accende coi
suoi riflessi rossi tutte le cose, anche le loro facce, una
piacevolezza; sembra che dia allegria e persino che porti dentro
calore. Hanno il televisore, ma non l’accendono. Dicono: «Da fare?
Le notizie sono solo brutte: di rincari, inquinamenti, politica
corrotta, e il varietà, tutte cretinate. Così si risparmia anche
corrente».
Il negozio spegne l’illuminazione alle undici. Allora le Verzuaro
incominciano a svestirsi; anche oggi hanno goduto di tanta luce -
d’inverno sino a tre ore per sera - senza spendere un soldo. E
s’infilano nel letto, felici per il risparmio fatto. Se poi, in
giornata, hanno anche evitato di pagare un rubinetto e si sono fatte
portare il gorgonzola gratis, sono maggiormente contente. D’altra
parte, se non facessero così, guai, con le spese che ci sono al
giorno d’oggi.
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