Opere

Questo è quanto Remo Lugli ha pubblicato:

Le Formiche sotto la fronte (Einaudi, 1952, romanzo)
Il piano di sopra (Mondadori, 1957, racconti)
La colpa è nostra (Ceschina, 1962, romanzo)
Tarlo ci cova, (Daniela Piazza, 1990, racconti di antiquariato)
Gustavo Rol una vita di prodigi, (Edizioni Mediterranee, 1995, saggio)
E se di là (Daniela Piazza, 2009, racconti sul paranormale)
Parenti nel mirino, (Neos edizioni, 2011, racconti)


Il primo romanzo, che fu all’origine del mutamento di vita di Lugli e che entrò nel gruppo dei Gettoni qualificati subito come neorealismo, era la storia di una povera famiglia di contadini con i due genitori vecchi e di salute malferma, colpiti da una terribile maledizione: la follia dei figli. Ad uno ad uno impazziscono quando arrivano nel pieno della giovinezza ed è l’ultimo, Berto, che ne racconta la storia via via impazzendo anche lui. La prima è stata la sorella, Maddalena, che va ad accucciarsi nuda su un albero e di lì non si vuol muovere per aspettare il fidanzato. La toglieranno gli infermieri per portarla in manicomio. Anselmo apre il suo tragico ruolo con l’invenzione del grano di legno: tutti i chicchi fatti a mano, levigati e lucidati. Poi passa a mangiare il vetro di un fiasco , triturandolo accuratamente e con questo trovando la morte. Paolo rimane per molto tempo immobilizzato da una forma di catatonismo. Il giorno in cui i muscoli gli si liberano si denuda e fugge, corre a lungo per la campagna fino ad andarsi a gettare in un pozzo. Berto, mentre racconta la drammatica fine dei fratelli, ha le formiche che brulicano sotto la fronte; dovrebbe amare Evelina: lei lo ama, gli si offre anche e lui tenta un rapporto ma davanti alla sua carne bianca sente repulsione, prima di tutto perché odia il padre di lei, poi per il tormento nella testa e infine perché deve partire per Santa Margherita. È già dalle prime righe di apertura del libro che Berto deve partire, perché là c’è chi lo aspetta. E nell’ultima pagina parte, trascinandosi dietro Evelina che si dispera per trattenerlo.

Il secondo romanzo di Lugli, “La colpa è nostra “, è un dramma d’impronta greca, con unità di tempo e di luogo. Una notte, in montagna, in un mulino- segheria, con un canale che passa sotto, i giovani della numerosa famiglia fanno festa. A un tratto la fisarmonica tace, ci si accorge che uno di loro è scomparso. Forse voleva uccidersi? Nelle elucubrazioni che si fanno sul misterioso evento ognuno scopre che può essere stato lui la causa scatenante (possiamo sempre essere colpevoli di qualcosa nei confronti di chi ci è vicino). Su questa terribile minaccia c’è, continuo, ossessionante, l’assordante scroscio dell’acqua che scorre sotto. E verso l’alba il dramma si compie con una variante inaspettata, che stravolge la soluzione rendendola ancora più tragica. È una trama che ha origine da una disgrazia vera che si era abbattuta sulla famiglia dell’autore, quando aveva otto anni e che aveva inciso profondamente sul suo spirito. In sei pagine, “Notte nella notte”, che aveva scritto in età giovanile; risaliva a quella data la fine della sua fanciullezza.