sabato 10 settembre 2011

PRIMA DI TUTTO LA MORALITÀ

«Tutto è da moralizzare – grida il prof. G. C. nel microfono – ma per farlo bisogna avere polso fermo, coscienza pulita e non guardare in faccia nessuno. È per questo che vi chiedo di darmi il voto: io, modestamente, mi sento in grado di fare il moralizzatore». Sta parlando in una piazzetta di una borgata ai margini della città, in piedi su un tavolo da osteria. Davanti a lui ci sono diciotto persone, per lo più ragazzotti sfaccendati. Lo stanno ad ascoltare con svagatezza, in parte appoggiati a un muro, le mani in tasca, i baveri alzati per ripararsi dall'aria pungente. Qualcuno lo guarda con occhio strafottente, altri hanno sul viso espressioni annoiate, sonnacchiose.

Il prof. G. C. ha finito, scende dal tavolo con l'aiuto di un giovane, lo stesso che l'ha condotto qui con la propria utilitaria. È un rappresentante di macchine per cucire; il professore lo ha conosciuto un mese fa in casa di un comune amico e gli ha promesso che, se diventerà consigliere comunale, lo farà assumere in comune. Per questo motivo il giovane rappresentante sta trascurando il lavoro per mettere se stesso e l'automobile a disposizione del candidato G.C.

Sceso dal tavolo il professore si asciuga le lenti degli occhiali che si sono appannate. Si asciuga anche la fronte perché nel discorso ha messo molto impegno, «tutta l'anima», come dice lui commentandosi compiaciuto. «Vogliamo andare? – dice al suo accompagnatore – altrimenti viene tardi, i ragazzi mi aspettano». I ragazzi sono i suoi allievi. Il professore, 45 anni, insegna materie letterarie in un pubblico istituto. In questo periodo, con tutti i comizi che vuole fare, dovrebbe sempre chiedere dei permessi al preside. Ha superato l'ostacolo mettendosi d'accordo con gli alunni. «Voi state quieti – dice –come se io fossi qui, e se mi cercano rispondete che sono andato fuori un momento». Appena ha firmato il registro e le lezioni sono iniziate, esce dall'aula in punta di piedi e lascia la scuola passando attraverso il locale caldaia termosifone e un'uscita laterale. Balza sulla macchina del giovane che lo aspetta e ritorna a comizio concluso, in genere pochi minuti prima che suoni la campana. Con lo svolgimento del programma è maledettamente indietro. «Non vi preoccupate – dice agli alunni – appena sarò eletto vi porterò avanti in fretta».

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